Il Disturbo Depressivo Maggiore (DDM) è una patologia psichiatrica di notevole gravità che ha un impatto negativo sulle emozioni, sull’affettività e sul comportamento delle persone. É stato definito il “male del secolo”. Si stima che quasi il 30% della popolazione adulta riceva tale diagnosi almeno una volta nella vita. In Italia, l’incidenza attuale è di circa 1,5 milioni di persone. Le donne risultano più frequentemente colpite rispetto agli uomini e i giovani adulti mostrano una maggiore vulnerabilità rispetto alla popolazione anziana. Sebbene il disturbo possa manifestarsi in qualsiasi fase della vita, l’esordio tipico si colloca tra la tarda adolescenza e i vent’anni. Nei giovani, può assumere i caratteri insidiosi dell’irritabilità, dei disordini del comportamento alimentare, dell’abuso di sostanze: aspetti, questi, che non di rado ritardano una corretta e tempestiva diagnosi. Per diverse e complesse ragioni, nella popolazione giovanile l’incidenza delle condotte suicidiarie è in significativo aumento. Non esiste una causa unica per il DDM, ma molti fattori che concorrono a determinarlo.
Sintomatologia
I sintomi del DDM variano in intensità, da forme lievi a forme gravi, e si manifestano con caratteristiche specifiche per ogni individuo. Tra i sintomi più comuni si annoverano:
- tristezza persistente, irritabilità, senso di vuoto e disperazione;
- difficoltà cognitive, come la ridotta capacità di concentrazione e pensiero;
- sentimenti di inutilità e colpa;
- astenia marcata;
- diminuzione del desiderio sessuale;
- indecisione, anche in questioni banali;
- anedonia (perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane);
- alterazioni dell’appetito e del peso corporeo (incremento o diminuzione significativi non correlati a una dieta);
- disturbi del ciclo sonno-veglia, come insonnia o ipersonnia;
- agitazione o rallentamento psicomotorio;
- sintomi somatici (dolore, senso di oppressione toracica) e ansia;
- pensieri di morte, ideazione suicidaria o tentativi di suicidio.
Per formulare una diagnosi di DDM tali sintomi devono essere presenti per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, per almeno due settimane, e devono influire significativamente sul funzionamento sociale e lavorativo dell’individuo.
Fattori di rischio
I fattori predisponenti sono eterogenei e includono:
- biochimici: alterazioni nei livelli di neurotrasmettitori cerebrali (serotonina, dopamina, noradrenalina ed altri);
- genetici: una predisposizione familiare significativa, con una probabilità del 70% di sviluppare il disturbo nei gemelli omozigoti se uno dei due ne è affetto;
- psicologici: bassa autostima, elevata vulnerabilità allo stress e tendenza al pessimismo;
- ambientali: esposizione cronica a violenza, abusi o condizioni socioeconomiche avverse.
Diagnosi
La diagnosi del DDM richiede un’accurata anamnesi personale, medica e familiare, volta a identificare eventuali condizioni sottostanti (es. disfunzioni endocrine, carenze vitaminiche, patologie neurologiche o abuso di sostanze) che potrebbero simulare il quadro depressivo o concorrervi. È noto, inoltre, che i pazienti con depressione maggiore presentano un rischio elevato per patologie cardiovascolari (come infarto del miocardio) e metaboliche (es. diabete). Possono essere necessari, dunque, esami clinici approfonditi che includono test di laboratorio e tecniche di imaging.
Trattamento
Il DDM è altamente trattabile con tassi di risposta positivi nel 70-90% dei casi e gli antidepressivi ne sono il cardine. Si tratta di farmaci che non inducono dipendenza e mostrano i primi benefici già dopo 10-15 giorni, sebbene il pieno effetto terapeutico possa richiedere alcune settimane. In caso di risposta insufficiente lo specialista può modificare il dosaggio o ricorrere a farmaci alternativi. La terapia farmacologica deve continuare per almeno sei mesi dopo la remissione dei sintomi, ma anche a lungo termine nei casi più gravi o recidivanti.
Esistono, tuttavia, forme non biologiche di depressione per le quali si può ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta. La psicoterapia rappresenta un approccio complementare utile, che può essere condotta in modalità individuale, di coppia, familiare o di gruppo. La terapia di gruppo, in particolare, favorisce il supporto reciproco e l’apprendimento condiviso. La durata della psicoterapia varia in base alla gravità della condizione, da poche settimane a diversi mesi.
In conclusione
Il Disturbo Depressivo Maggiore è una condizione complessa ma trattabile, a condizione di aderire rigorosamente al programma terapeutico senza interrompere o modificare autonomamente i farmaci nei momenti di benessere. Un intervento tempestivo e mirato che integri terapia farmacologica e psicoterapia può migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti, riducendo il rischio di complicazioni a lungo termine. Può essere utile rivolgersi ad associazioni di pazienti e familiari per un supporto, per suggerimenti e per condividere le proprie esperienze e difficoltà.